di Pierre Yelen – Questo gennaio saheliano sembra più fresco del solito; sarà per i cambiamenti climatici che incidono pesantemente anche in queste regioni? La notte si chiudono le finestre ed un lenzuolo fa comodo, per dormire in maniera confortevole.

I miei amici africani non amano questa stagione. Il “freddo” e la polvere portata dall’harmattan incidono negativamente sulla salute, e poi in periodo di pandemia…
Seymour è appena arrivato, sono le 7 di mattina. Ha viaggiato 40 minuti in motorino. Senza casco, in maglietta a maniche corte, con le solite ciabatte ma con la mascherina anti-covid, ormai d’ordinanza. Si lamenta e maledice la stagione. “Per fortuna che la temperatura si rialzerà presto. Tra qualche giorno cambierà tutto. Questo clima ci affatica molto”. Parla e al tempo stesso si agita come un calciatore nel riscaldamento del prepartita: il movimento delle braccia descrive un semi-cerchio fino ad abbracciare il tronco del corpo, per riscaldarsi.
“Perché non ti metti un golf o un giubbino?”
Non mi risponde.
Gli rifaccio la domanda. Rimane in un silenzio che però è di facile interpretazione
“Al mercato ci saranno?”. Lo incalzo in maniera assertiva.
Continua a guardarmi senza proferire verbo, tra l’interrogativo e lo stupito delle mie domande … avrei già dovuto trovare da solo una risposta esaustiva.
“Non mi dire che non hai i soldi. Con cinque euro ti compri un maglione, senza nessun problema. Hai uno stipendio, puoi farlo”, gli dico tra il serio ed il faceto.
“Tra dieci giorni termina questa freddo, inch’allah!” afferma perentorio, senza l’intento di volersi giustificare.
Vado a cercare il maglione con il quale sono arrivato dall’Italia. “Prendilo. Con questo non sentirai freddo in motorino, nemmeno nei prossimi dieci giorni”.
Con un sorriso mi ringrazia. “La famiglia è numerosa e la piccola ha bisogno di cure!”.
Le priorità nel Sahel sono sempre altre, anche le scelte hanno un’altra logica.
Il maglione era di Damiano. Ha sicuramente approvato il regalo a Seymour.
31gen2021