In un mondo dove l’opzione guerra è all’ordine del giorno delle più importanti cancellerie, gli uomini e le donne di buona volontà devono lavorare contro la guerra.
La specificità del conflitto in medio-oriente non può sfuggire a questo quadro di riferimento.
L’Umbria tutta – a livello istituzionale, con la società civile, le università, fino al settore privato – memore della sua storia di ospitalità, solidarietà e cooperazione deve riprendere un ruolo attivo per fermare la guerra in medio-oriente.
Non possiamo e non vogliamo dimenticare la comunità palestinese dell’Umbria, e di Perugia in particolare, le molteplici iniziative di sostegno al processo di pace, i progetti di cooperazione internazionale in vari ambiti, le dinamiche dei gemellaggi tra autorità locali umbre e palestinesi.
Non vuole essere però solamente un ricordo di quello che fu e che non c’è più. Dobbiamo capire se e come rilanciare il protagonismo e l’attivismo per fermare la guerra, che è un problema di tutti, stando a fianco dei popoli e delle società civili che ne pagano il prezzo più elevato.