Mali, tra sanzioni e tensioni: la situazione reale nel paese

La riflessione di Gabriele Pinca, project manager di Tamat a Bamako. Le sanzioni ECOWAS.

A seguito dell’appello della giunta militare guidata dal Colonnello Assimi Goita, Venerdì 14 Gennaio 2022 un’ampia parte della popolazione del Mali è scesa in piazza a manifestare contro le sanzioni imposte dalla Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS) il 9 Gennaio 2022. A Bamako, migliaia di persone si sono radunate a Place de l’Indépendance per una manifestazione organizzata dal governo ad interim, dominato dai militari. Altri eventi si sono tenuti in alcune tra le principali città del Mali quali Koulikoro, Kayes, Sikasso e Segou. 

I cortei e raduni si inquadrano in un richiamo delle autorità alla mobilitazione popolare conseguente alle sanzioni di ECOWAS per “l’inaccettabile” ritardo nell’organizzazione delle nuove elezioni. Infatti, l’organizzazione economica regionale africana aveva concordato con l’esecutivo militare maliano, un periodo di transizione di 18 mesi a seguito del colpo di Stato militare che, dopo mesi di proteste, aveva deposto tra il 18 e il 19 agosto del 2020 il precedente presidente Ibrahim Boubacar Keita. Questo processo di transizione a guida militare, come più volte affermato dalla giunta, sarebbe dovuto terminare con l’indizione di nuove elezioni presidenziali e legislative entro il febbraio del 2022 al fine di rispristinare la legittimità democratica di un governo a guida civile. Nonostante l’avvio della transizione, il 24 maggio 2021, il presidente ad interim, Bah Ndaw, e il primo ministro, Moctar Ouane, furono posti agli arresti da parte dell’esercito guidato dal Colonnello Assimi Goita ed invitati a presentare le dimissioni. Il colpo di stato (o forza) arrivava dopo un tentativo di rimpasto di governo che avrebbe tolto a due rappresentanti dell’esercito due Ministeri chiave, quello della Difesa e quello della Sicurezza. L’esercito si è quindi appellato al popolo, chiedendone il sostegno ed invocando a motivazione del colpo di forza l’eccessiva l’influenza della Francia nella politica interna del paese. Tale azione ha ricevuto l’appoggio dell’opposizione assicurando così la nomina a primo ministro di Choguel Maiga. L’avvicendamento al potere ha contribuito a rallentare il già difficoltoso processo di transizione e stabilizzazione del paese. Il 26 settembre 2021 il premier Maiga ha annunciato che le elezioni sarebbero state posticipate di “alcuni mesi” senza stabilire alcuna data precisa, consapevole dell’impossibilità di organizzare elezioni libere e democratiche in un paese dove il governo riesce a malapena a controllare circa il 25-30% del territorio (poco più di Bamako e della Regione di Koulikoro). A causa delle pressioni dell’ECOWAS il 30 dicembre 2021 le autorità maliane hanno presentato all’organizzazione regionale e alla comunità internazionale un cronogramma elettorale con il quale è stato proposto un processo di transizione della durata di cinque anni (fino al 2026) da concludere le elezioni e l’insediamento di un nuovo governo civile. Il colpo di forza del 24 maggio 2022 insieme alla scarsa capacità, alle continue dilazioni e ai ritardi delle autorità di Bamako nell’organizzazione delle elezioni (non da meno il sommarsi dello scenario internazionale aperto dal colpo di stato in Guinea) hanno spinto ECOWAS ad inasprire le sanzioni contro il Mali al fine di spingere l’attuale giunta militare ad una maggiore responsabilizzazione. Le sanzioni, che colpiscono una popolazione già sofferente dopo quasi un decennio di guerra al jihadismo nel nord del paese, prevedono la chiusura delle frontiere terrestri e aeree tra il Mali e i paesi dell’ECOWAS e la sospensione di tutte le transazioni commerciali tra gli stessi, eccezion fatta per i prodotti di consumo essenziali, farmaceutici, per le forniture e attrezzature mediche (compresi i materiali per il controllo del COVID-19) e per i prodotti petroliferi ed elettricità. Inoltre, è previsto il congelamento dei beni della Repubblica del Mali nelle Banche Centrali e Commerciali dell’ECOWAS e la sospensione del paese da ogni assistenza finanziaria da parte degli istituti di finanziamento dell’ECOWAS (EBID e BOAD).

Questi provvedimenti colpiranno duramente il Mali, specialmente se altri Stati oltre quelli dell’ECOWAS li attueranno. Cosa farà di concreto l’Unione Europea nel processo d’implementazione delle sanzioni? Seguirà conformemente le decisioni prese da ECOWAS?

Intanto in Mali gli effetti dei provvedimenti iniziano già a farsi sentire. Diverse compagnie aeree, tra cui Air France, hanno sospeso i voli per Bamako e il paese rischia mancanza di liquidità. Nel frattempo, Stati Uniti, Francia ed Unione Europa hanno dichiarato il loro sostegno alle sanzioni dell’ECOWAS. Il 13 gennaio, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha affermato che è “assolutamente essenziale che il governo del Mali presenti un calendario elettorale accettabile”. L’impatto delle sanzioni contribuirà quindi ad incrementare la perdurante situazione d’insicurezza e instabilità presente in Mali da circa un decennio. L’incapacità delle missioni internazionali di favorire la piena l’implementazione dell’accordo di Algeri contribuisce alla crescita del già presente risentimento contro i paesi europei, in modo particolare la Francia, spingendo il Mali alla ricerca di vecchi/nuovi paesi partner alternativi alle democrazie Europe. La Russia, oramai da mesi, fornisce assistenza militare al Mali attraverso forniture di mezzi; sembra che sia presente anche la “Wagner”, compagnia di mercenari russi, la cui presenza sul campo è negata dal governo maliano che invece conferma la loro presenza come “formatori”. Questo rimane un punto di criticità importante nelle relazioni dell’attuale governo con gli storici alleati occidentali. I prossimi mesi si prevedono incerti per un paese con un passato di pace che oramai sembra molto lontano.

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