Burkina Faso: coltivare un futuro sostenibile con agroecologia, allevamento e formazione

Il 4 dicembre Tamat, di Perugia, racconterà le sue esperienze di pratiche agro-ecologiche in Burkina Faso presso la Scuola nazionale di allevamento e salute animale (ENESA), a Ouagadougou.

Alla presenza del Ministro dell’allevamento Dicko e del Rappresentante dell’Università Ki-Zerbo verranno illustrati, analizzati e discussi i risultati raggiunti negli orti biologici, gli schemi di formazione, le forme organizzative degli agricoltori e le tecniche sostenibile per garantire l’acqua d’irrigazione. E ancora, i metodi d’allevamento sostenibile avicolo, l’introduzione di tecniche miglioratrici di cunicoltura e i programmi di microcredito a sostegno di queste iniziative.

L’agroecologia è sicuramente una tecnica alla portata della maggior parte dei contadini saheliani e in particolari quelli burkinabé che fin dal governo Sankara, negli anni ’80, hanno conosciuto e frequentato   un centro di ricerca e sviluppo di agroecologia nel nord del paese, a Gorom – Gorom, sotto la guida dell’agronomo franco-marocchino Pierre Rabhi.

Il mondo rurale sta prendendo coscienza che l’agroecologia non è un approccio produttivo propugnato da inguaribili idealisti provenienti dai paesi più ricchi del mondo ma, al contrario, è un metodo che favorisce l’utilizzo di tecniche che si coniugano facilmente con quelle della tradizione locale e quindi più facilmente assimilabili e gestibili per soddisfare, in primis, i bisogni di sicurezza alimentare.

Un approccio differente, quindi, da quello della cosiddetta “rivoluzione verde” avviata negli anni 70-80 che si prefiggeva di sconfiggere la fame del mondo basandosi sulla triade: sviluppo della meccanizzazione agricola, di sistemi d’irrigazione a grande scala e soprattutto d’utilizzo massiccio di antiparassitari e fertilizzanti di sintesi.

I risultati non sono stati quelli auspicati. Nell’agenda 2030 delle NU, infatti, il primo e il secondo obiettivo, tra i 17 di sviluppo sostenibile, recitano ancora “no poverty” e “zero hunger”. Evidenziando in questo modo come il problema sia ancora di stretta attualità.

La prima edizione dei “cantieri dello sviluppo sostenibile” di Ouagadougou, quindi, sarà un’occasione importante per confrontarsi con tecnici, decisori politici, studenti ma anche con i beneficiari – ci sarà anche una presentazione preliminare il 3 dicembre a Loumbila, nella zona rurale della capitale. Una riflessione collettiva sulle strategie più adeguate per perseguire i bisogni di sicurezza alimentare e garantire reddito alla popolazione locale, ma anche per contrastare gli effetti del cambiamento climatico.

Condividi

Facebook
LinkedIn
WhatsApp
Threads
Rilevanti

Ultime notizie