Giornata Mondiale del Suolo: conferenza in Burkina Faso promossa da Tamat

La prima edizione dei “cantieri dello sviluppo sostenibile” ha chiuso i battenti con la conferenza tecnica sull’agroecologia, alla scuola nazionale di zootecnia di Ouagadougou (Enesa).E’ intervenuto il ministro burkinabè dell’allevamento Amhadou Dicko. Il direttore della scuola Nohoun Zampaligre, ha ringraziato Tamat ETS per le attività realizzate in questi anni; i saluti di Fabiola Bedini, rappresentante di Tamat, hanno ricordato il protocollo d’accordo firmato con Enesa nel 2021.

Non è stato un intervento rituale. Ha voluto soffermarsi su due aspetti principali. In primis, il rapporto con Perugia, rappresentata direttamente da Tamat ETS ma soprattutto dall’Università degli Studi – con la quale Enesa ha già collaborato – che visiterà personalmente nel 2025. Quindi, ha fatto una riflessione importante sul tempo centrale del convegno evidenziando come il bisogno d’accrescere la produzione agricola in Burkina Faso dev’essere accompagnato dall’introduzione di un approccio agro-ecologico; la perdita della fertilità dei suoli e i processi estremi di desertificazione, infatti, sono problemi che cresceranno con il cambiamento climatico in atto.
Su questi temi di sviluppo sostenibile il Prof. Romaric Nanema, dell’Università Ki Zerbo, ha aperto la conferenza raccontando il progetto Sustilives – realizzato con lo IAMB di Bari – di valorizzazione di antiche coltivazioni locali ormai neglette – patata dolce, vaondzou, amaranto, ecc… – tra gli altri – che potrebbero avere un effetto benefico sulla fertilità dei suoli. Il DG di Tamat Piero Sunzini, quindi, nella versione d’agronomo ha evidenziato come l’agroecologia non sia un lusso per i paesi saheliani ma una strada maestra per perseguire gli obiettivi della sicurezza alimentare contemplati nell’Agenda2023; ha raccontato i risultati della coltivazione orticole con la “butte sandwich”, al netto dell’utilizzo di concimi e antiparassitari chimici.
Il convegno è proseguito con l’esplicitazione delle attività complementari che hanno caratterizzato i progetti di Tamat ETS in Burkina Faso. Mohammed Louré, agronomo, ha prima presentato il catalogo di formazione destinato ai produttori agricoli basato su: tecniche di autoproduzione di biopesticidi, fertilizzanti naturali e compost per accrescere la fertilità delle parcelle orticole. Quindi, come capoprogetto di Tamat ha presentato i risultati del progetto FM112.20 della Presidenza del Consiglio dei ministri italiana coi fondi del 8permille. Patrizia Spada, agronoma e cofondatrice di Tamat, ha raccontato come i programmi di microcredito a favore dei beneficiari dei progetti di agroecologia – soprattutto a favore delle donne – siano fondamentali per introdurre efficacemente questo nuovo approccio di coltivazione tra i contadini. Infine, in collegamento dall’Italia, Samira Giovannini, ricercatrice-PhD di UNIPG, ha esposto i risultati di LAPIN, progetto frutto della collaborazione tra Tamat e il dipartimento di agraria (DSA3), mettendo in evidenza le potenzialità della cunicultura in Burkina Faso e dell’auspicata integrazione agricoltura-allevamento come cardine dell’approccio agro-ecologico.
Il dibattito è stato lungo e partecipato sulle sfide poste dall’agroecologia. Il Prof. Romaric Nanema, chiudendo i lavori, ha ricordato che in molte aree saheliane non si è nelle condizioni di filosofeggiare sull’opportuno di fare agroecologia o agricoltura convenzionale. Il paradigma è fare agricoltura o non farla. Per riuscire a coltivare la maggior parte dei suoli nel nord del Burkina Faso è impossibile pensare a schemi agricoli che non abbiano come primo obiettivo quello di ripristinare un minimo di fertilità organica; solamente tecniche tradizionali, riconducibili all’agroecologia, possono soddisfare questo prerequisito.

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Da sinistra: Fabiola Bedini Rappresentante Paese per Tamat, Amhadou Dicko Ministro dell’allevamento, Nohoun Zampaligre Direttore ENESA

Ouagadougou 4 dicembre partecipanti Covid BF

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