Lunedì 7 ottobre ha segnato l’inizio di un’importante fase di formazione nel villaggio; l’iniziativa, incentrata sull’agroecologia, ha visto la partecipazione di 300 persone, tra cui 210 donne, con un’età compresa tra i 20 e i 40 anni. È durata due settimane dal 7 al 20 ottobre, ed è stata fatta da Paul Sanou, agronomo di Tamat. L’obiettivo principale era fornire competenze pratiche per promuovere una gestione agricola sostenibile e affrontare le sfide poste dai terreni aridi e dalle condizioni climatiche difficili, che affliggono questa regione del Sahel.
Nella prima settimana la formazione si è concentrata sulle tecniche produttive agro-ecologiche. In particolare, sull’integrazione delle pratiche agricole tradizionali con principi di agro-ecologia per promuovere la sostenibilità dei sistemi agricoli locali. I partecipanti hanno imparato che piante, acqua, suolo e fauna terricola interagiscono per creare un equilibrio naturale che può sostenere la produzione agricola a lungo termine. Sono stati trattati i principi chiave della gestione sostenibile delle risorse naturali, con particolare attenzione all’uso razionale del suolo e delle risorse idriche, essenziali in un contesto come quello di Kèniè Marka, caratterizzato da terreni poveri e scarsità d’acqua.
La divulgazione della tecnica dello Zaï, un’antica pratica africana che consente di valorizzare agronomicamente i suoli con bassa fertilità, in zone a pluviometria debole. Lo Zaï consiste nella realizzazione di piccole buche nel terreno, che raccolgono l’acqua piovana e nelle quali vengono depositati i nutrienti naturali per le colture. L’uso dello Zaï è stato promosso con sessioni pratiche sul campo, evidenziando ai partecipanti come anche le terre incolte possano trasformarsi in produttive, contribuendo alla riduzione dell’insicurezza alimentare della comunità.
Si è passati, quindi, alla “butte sandwich” o aiuola autofertile. Questa tecnica, sempre finalizzata a migliorare la fertilità di suoli in zone aride, prevede la stratificazione di diversi materiali organici e inorganici in una fossa di almeno 35cm fino alla costruzione di una butte di 30 cm fuori suolo. Viene utilizzata solitamente nella coltivazione degli ortaggi che manifestano una maggiore resistenza alle condizioni climatiche avverse e, in alcuni casi, anche un aumento delle rese agricole.
I partecipanti, infine, hanno appreso l’uso di biopesticidi naturali – preparati con piante locali come il neem, il peperoncino e la papaya – che offrono un’alternativa sostenibile ai pesticidi chimici, proteggendo comunque le colture ma diminuendo l’impatto ambientale.
In questo modo si è conclusa la prima settimana di formazione del progetto “REPAS” – Mali.
