Trascorsi tre anni di “sperimentazione sul campo” con il progetto Lapin si apre una fase di implementazione a più vasta scala per l’allevamento domestico di conigli in Burkina Faso.
Il progetto operativo è stato richiesto dalla Scuola nazionale di Allevamento e Salute animale di Ouagadougou (Enesa): finanziato dall’Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo (Aics) ha portato alla costituzione di un consorzio in cui sono presenti, tra gli altri, il Dipartimento di scienze agrarie, alimentari e ambientali (Dsa3) dell’Università di Perugia e Tamat Ets a cui è affidato il programma operativo, per la didattica e la successiva “disseminazione” tra 40 famiglie burkinabè.
“Soamba” parola che nella lingua morè indica proprio il coniglio è il nome del progetto che è stato presentato ufficialmente nella capitale Ouagadougou, sede dell’Enesa. A partecipare la rappresentante dell’Aics, Marta Carminati e le autorità locali, tra gli altri: il consigliere del viceministro dell’allevamento, Jean Marie Batiogo e il direttore dell’Enesa, Nouhoun Zampaligre.
L’intervento tecnico introduttivo è stato fatto da Cesare Castellini, professore ordinario di zootecnia al Dsa3, direttore del progetto, che segue questa attività fin dalla sperimentazione tenuta nel villaggio di Tanlargho dove il progetto “Lapin” ha coinvolto 40 famiglie con risultati incoraggianti. Un’attività che ha consentito di evidenziare anche i punti di criticità emersi, soprattutto neIla formazione di base delle famiglie coinvolte.
Il coinvolgimento dell’Enesa prevede un intervento centrato su ricerca, formazione e sviluppo, nella realizzazione di due centri per la selezione, lo studio e la moltiplicazione dei conigli. Il primo avrà sede in un preesistente centro del Ministero dell’Agricoltura, gestito proprio dall’ENESA; l’altro riutilizzando il capannone che era stato oggetto dell’allevamento dei conigli nel precedente progetto Lapin, già finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Italiano, fondi dell’ottopermille, col supporto tecnico dell’Università di Perugia.
Ricerca e formazione riguarderanno sia l’alimentazione che la gestione degli animali e la loro salute.
Alimentazione: si utilizzeranno essenze vegetali locali la cui coltivazione è in corso presso il centro ricerca dell’Enesa, come elephant grass, il dolico lab lab che è una leguminosa, il panicum. In ogni caso alimenti vegetali che non entrano in competizione con l’alimentazione umana.
Sistemazione logistica: le gabbie sono progettate per il rispetto del benessere animale secondo gli standard affermatisi in Europa, realizzate in Burkina Faso utilizzando le linee guida elaborate dall’Università di Perugia e valorizzando, al tempo stesso, le competenze locali.
Genetica: sono state scelte varie razze già allevate localmente. I conigli verranno importati dal confinante Benin, rispettando così le caratteristiche biologiche e genetiche d’adattamento all’africa occidentale. .
Salute: gli allevamenti hanno bisogno di vaccini e la loro disponibilità verrà garantita da una ditta italiana produttrice di farmaci liofilizzati, superando così tutti i problemi (di difficile risoluzione in area saheliana) creati dalla “catena del freddo”.
Foto: Habib Towede















