Mali: cosa sta succedendo

Tamat lavora da anni in Mali. Attualmente siamo impegnati come coordinatori di “Bara Ni Yiriwa – Lavoro e Sviluppo in Mali”, un progetto finalizzato a formazione e lavoro in campo agricolo e nel settore dell’artigianato e all’informazione sui rischi della migrazione, finanziato dal Ministero dell’Interno italiano (Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione), in collaborazione con Fondazione ISMU, il Centro di Ateneo per la solidarietà internazionale (CESI ) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (UCSC), Haut Conseil des Maliens des Maliens à l’Extérieur – Italie (H.C.M.E Italie), Le Tonus ONG (Mali) e Caritas Mali.

Rispetto ai recenti fatti, tutte le cooperanti e i cooperanti di Tamat presenti in loco si stanno attenendo alle indicazioni ricevute dalla Farnesina.  siamo comunque  sul campo e siamo anche noi testimoni del fatto che in Mali, a seguito della pubblicazione del decreto di nomina del nuovo governo di transizione, i militari hanno attuato un “colpo di forza” costringendo il Presidente Bah N’daw e il Primo Ministro Moctar Ouane a spostarsi dalle loro case private a una caserma di Kati, centro strategico dell’apparato militare maliano, a poche miglia da Bamako.

Di sicuro siamo di fronte all’arrestarsi del processo di transizione che, pur con le difficoltà che lo caratterizzavano, avrebbe traghettato il Mali verso un referendum costituzionale previsto per il 31 Ottobre 2021 e successivamente verso le elezioni fissate per il Febbraio 2022.

Per la verità a Bamako regna la calma e la situazione è di attesa per i futuri sviluppi politici anche se non sono mancate piccole manifestazioni presso Place de l’Indépendance sia a favore che contro il colpo di mano dei militari.

Non solo. Nel web, nei social network e tramite le app di messaggistica istantanea, circolano appelli alla mobilitazione rivolti ai giovani nei quali viene supposta l’ingerenza dello Stato Francese nelle dinamiche maliane che hanno generato la situazione attuale. In particolare, il riferimento è a ipotizzate pressioni accolte dal governo maliano per bloccare l’inclusione della Federazione Russa nelle attività di  lotta al terrorismo Jihadista nel l nord del Paese.

Con tutte le precauzioni del caso la comunità internazionale si sta domandando: siamo davvero di fronte ad un nuovo colpo di stato?

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