Oggi in Mali c’è la consapevolezza che la creazione di impresa è la soluzione migliore per contrastare la disoccupazione giovanile. Quest’ultima, infatti, è stata individuata come una delle cause principali della migrazione durante la campagna di sensibilizzazione e comunicazione del progetto AwAwartMali. il progetto Bara Ni Yiriwa, che prosegue le buone pratiche di quest’ultimo, ne ha tenuto conto considerevolmente al fine di contribuire alla riduzione del tasso di disoccupazione.
Per questo rispetto alle attività in corso, il progetto Bara Ni Yiriwa – Lavoro e Sviluppo in Mali (CUP F76J20000110008 – MININT_RELINT 2019) coordinato da Tamat, finanziato dal Ministero dell’Interno italiano (Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione), Regione Marche, Chiesa Valdese; in collaborazione con Fondazione ISMU, il Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale (CESI) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (UCSC), l’Haut Conseil des Maliens des Maliens à l’Extérieur – Italie (H.C.M.E Italie), Caritas Mali e ONG Le Tonus (Mali, controparte locale), ha individuato 120 micro imprenditori nei diversi distretti del comune urbano di Kati: i villaggi in cui interviene il progetto sono Fanafiècoro, Ngolofala, Fansira-Coro e Mpièbougou.
Al momento uno dei dati più importanti del progetto è rappresentato dal fatto che le donne (soprattutto giovani) costituiscono il 60% dei beneficiari scelti per la formazione in microimprenditorialità, vale a dire 72 donne su 120 partecipanti Questo principio consentirà di ottenere i risultati auspicati, a partire dal miglioramento delle condizioni di vita delle donne, che avrà un impatto sulla riduzione del tasso di disoccupazione e dei fenomeni migratori, poiché le donne sono riconosciute come i pilastri della famiglia e della società in generale.











