“Coltiviamo l’Integrazione”: cooperazione e migrazione, le buone pratiche di Sfruttazero

A causa della crisi sanitaria, l’iniziativa è di fatto stata una study visit virtuale. In questo senso i partner di progetto si sono potuti confrontare con alcune realtà individuate nel catalogo di progetto come buone pratiche.

Si è svolto lunedì 3 maggio un importante incontro online all’interno del progetto “Coltiviamo l’Integrazione”. Il progetto, finanziato a valere sul Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione del Ministero dell’Interno 2014-2020 – Obiettivo Specifico: 2.Integrazione / Migrazione legale – Obiettivo nazionale: ON 3 – Capacity Building lett. m) – Scambio di Buone Pratiche – Inclusione sociale ed economica SM, è coordinato da Tamat NGO e coinvolge le città di Perugia, Milano e Ragusa, in collaborazione con la Fondazione ISMU di Milano, l’Associazione I Tetti Colorati e la Robert F. Kennedy Human Rights Italia.

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A causa della crisi sanitaria, l’iniziativa è di fatto stata una study visit virtuale. In questo senso i partner di progetto si sono potuti confrontare con alcune realtà individuate nel catalogo di progetto come buone pratiche.

Nello specifico il confronto è avvenuto con Sfruttazero, un progetto di autoproduzioni di salsa di pomodoro, di tipo cooperativo e mutualistico, promosso da persone italiane con difficoltà lavorative e persone straniere vittime di sfruttamento in agricoltura, portato avanti in Puglia.  Dopo aver passato in rassegna le modalità del progetto di filiera, è stato sottolineato il ruolo fondamentale che hanno avuto e continuano ad avere le associazioni Solidaria di Bari e Diritti a Sud di Nardò nel contrasto al fenomeno del caporalato legato alla filiera del pomodoro. Infatti, grazie al radicamento territoriale e attraverso le attività produttive, non solo si stanno garantendo diritti e salario, ma uno dei simboli dello sfruttamento in agricoltura, cioè il pomodoro, sta diventando sempre più un simbolo di autonomia

Siamo di fronte a percorsi e risultati che testimoniano una riflessione profonda e sempre più attuale sulla relazione tra cooperazione e migrazione: le reti territoriali supportano progetti di formazione e lavoro e ne aumentano l’impatto rispetto alle comunità locali. Un vero e proprio modello di cooperazione a tutte le latitudini.

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