Tamat firma ed invita a firmare l’appello “Afghanistan: ponti aerei senza esclusioni”

Firma l’appello: https://www.change.org/p/mario-draghi-afghanistan-ponti-aerei-senza-esclusioni

Firma l’appello: https://www.change.org/p/mario-draghi-afghanistan-ponti-aerei-senza-esclusioni

Il ritiro della presenza militare occidentale in Afghanistan, la chiusura delle sedi diplomatiche dei principali Paesi e la presa definitiva del potere da parte dei Talebani sanciscono il dramma di un popolo abbandonato a se stesso. L’occidente esce a pezzi dal ritiro, e occorrerà fare una seria e partecipata valutazione sugli errori di questo ventennio. Ma in questo frangente l’urgenza è umanitariasi tratta di salvare persone in fuga. In queste ore, il ministero della Difesa e il governo italiano tutto sono impegnati a evacuare chi ha lavorato con l’Italia e le loro famiglie. E’ un dovere morale aiutare chi ci ha aiutato, e il governo è impegnato a fare fronte a questa responsabilità.

E’ evidente però che il rischio di ritorsioni, vendette, discriminazioni non è limitato solo a chi in questi anni ha lavorato con gli alleati della NATO: oggi a rischio sono i principali oppositori del regime totalitario e del pensiero integralista dei talebani, le donne, le minoranze e le voci libere della società civile e del giornalismo, chi ha lavorato per un’Afghanistan diverso nelle scuole, nella sanità, nella società. L’attenzione del nostro paese e dell’Europa verso l’Afghanistan non può essere condizionata dalla fine della presenza militare internazionale.

Chiediamo che l’Italia e l’Europa si impegnino per una evacuazione immediata senza esclusioni, accogliendo subito tutti quelli che scappano dai talebani: le donne single o sole con figli, le ragazze e persone LGBT+, le persone anziane senza rete di protezione, le attiviste e attivisti per i diritti umani, le giornaliste e i giornalisti, gli insegnanti, gli studenti, le operatrici e gli operatori sanitari e sociali e chi ha lavorato in programmi umanitari e di sviluppo con le organizzazioni internazionali. Per tutte queste persone c’è la possibilità di sfuggire ora alle violenze che le attendono in un regime integralista e intollerante. Va organizzata l’evacuazione immediata di chi è in serio pericolo, senza esclusioni. Tra qualche settimana potrebbe non essere più possibile.

L’Europa e l’Italia si preparino per una politica di corridoi umanitari nei confronti dei rifugiati provenienti dall’Afghanistan, cioè per accogliere con generosità chi nei prossimi mesi arriverà, dall’Afghanistan e via terra.

L’Europa dovrà essere anche pronta per aiutare i paesi vicini che saranno investiti da ondate di profughi. Sarebbe vergognoso se alcuni paesi europei riproponessero atteggiamenti carichi di egoismo e indifferenza opponendosi al dovere di accogliere i profughi afghani.

È cruciale che l’Italia mantenga un presidio diplomatico per facilitare le richieste di asilo dei cittadini e delle cittadine afghane. La sua chiusura significherebbe una sconfitta e l’abbandono di chi ha bisogno di veder protetta la personale incolumità e quella dei propri cari.

Contemporaneamente, l’Italia e l’Europa devono continuare a investire risorse per programmi per la società civile afghana e per tutte le cittadine e i cittadini afghani che resteranno nel proprio paese correndo il rischio di essere vittime di violenza e discriminazioni. E’ fondamentale farlo insieme a tutte le ong italiane impegnate da anni nel Paese.

È ora il momento di salvare le vite, con un’operazione di soccorso umanitario diretta, rapida e su larga scala per le persone a rischio in Afghanistan. È il tempo della solidarietà.


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